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Grazie al RePowerEU per il biennio 2024-2025 l’UE ha dato il nulla osta all’Italia per la revisione del PNRR, destinando circa 6,3 miliardi di euro alla Transizione 5.0 in occasione dell’erogazione della quarta rata di circa 16,5 miliardi di euro.

Mentre il piano di Transizione 4.0 continuerà a incentivare l’acquisto di beni 4.0 secondo quanto già previsto, il piano Transizione 5.0 introdurrà nuove misure per quegli investimenti in beni e attività che generino risparmi energetici o apportino miglioramenti dell’efficienza energetica.

Di qui le novità che riguarderanno la quinta rivoluzione industriale con un focus su resilienza, “umanocentrismo” e sostenibilità.

In ottica di incentivi alle imprese, in ambito nazionale, l’ipotesi più accreditata sembrerebbe il riconoscimento di un credito d’imposta a fronte di investimenti effettuati nell’ambito delle seguenti tre progettualità:

  1. Progetti di efficientamento energetico;
  2. Sistemi per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili a esclusione delle biomasse;
  3. Formazione del personale in competenze per la transizione verde.

I requisiti di spettanza o meno di un credito d’imposta (e la parametrazione delle aliquote) non dipenderà più dall’ammontare dell’investimento effettuato, ma dalla soglia di risparmio energetico raggiunto per mezzo dell’investimento.

Potranno accedervi imprese di qualsiasi dimensione, forma giuridica, attività economica o localizzazione geografica a patto di presentare un progetto di innovazione finalizzato a ridurre i consumi energetici di almeno il 3% (oppure in alternativa, i processi interessati dall’investimento almeno del 5%) e basato esclusivamente sui beni strumentali materiali (macchine utensili, robot, magazzini automatizzati) e immateriali (software) tecnologicamente avanzati e interconnessi ai sistemi di fabbrica indicati nella legge di bilancio 2017 che aveva definito il piano Industria 4.0.

Con riguardo alle spese per la formazione in competenze per la transizione ecologica, saranno ammesse solo entro il 10% dell’investimento complessivo, con un tetto a 300mila euro e limitazione all’attività di formatori esterni all’azienda.

Il sistema di agevolazione si comporrà di nove differenti aliquote da applicare all’ammontare dell’investimento effettuato e dipenderà congiuntamente dalla soglia di volumi di investimento effettuati e dai risultati in termini di risparmio energetico raggiunti per opera dell’investimento effettuato.

Sulla base di quanto appena illustrato, e in attesa dei decreti attuativi nazionali che confermino tali impostazioni, si prevede un obbligo di certificazione per le imprese interessate a questi investimenti (uno ex-ante per definire lo stato dell’arte dei consumi energetici in atto, e uno ex-post a ultimazione dell’investimento per verificarne l’effettivo beneficio in termini di riduzione dei consumi energetici) per verificare il rispetto del requisito di riduzione del consumo energetico che sarà previsto.

Sembrerebbe che gli incentivi 4.0, nella misura attuale del 20%, saranno prorogati garantendo un doppio binario delle agevolazioni. Uno stesso investimento, quindi, potrebbe avere caratteristiche 4.0 e 5.0 portando al cumulo dei benefici.

Ad oggi, non sono ancora disponibili comunicazioni ufficiali sul sito del Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) e quanto esposto è frutto delle possibili interpretazioni da parte degli operatori del settore dei documenti filtrati dalla Commissione.

Restiamo in attesa degli imminenti decreti attuativi, presumibilmente in uscita per il mese di febbraio, per avere maggiori certezze sulla misura, modalità e termini di applicazione dei nuovi incentivi Industria 5.0.


Post scritto da:

Dott.ssa Anna Foresti

 

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